L’odore del caffè amaro è una raccolta di racconti strutturata, anche a livello visivo, per non esserla: nell’indice, infatti, viene fatta una suddivisione in tre parti con tanto di prologo.
L’idea di strutturarla come un insieme di racconti e non come romanzo nasce quasi dal concetto stesso di un precariato reale che qui, nella forma letteraria, diviene precariato narrativo e quale forma per descriverlo se non i racconti che insieme tra loro rappresentano una forma scollegata del discorso, come per l’appunto la dimensione precaria della realtà contemporanea?
L’odore del caffè amaro è una pausa, come lo è il momento di un caffè.
Pausa dalla bruttezza dell’esistenza, pausa dalle problematiche personali e oggettive come il lavoro, la politica, l’amore. Ma è una pausa senza zucchero, il cui odore addomestica la presenza umana.