Cedendo alle reiterate e pressanti richieste del figlio, il vecchio padre, classe 1916, racconta la propria lunga e intensa vita. La storia copre l’arco di tempo che va dal 1915 (inizio della Grande Guerra) all’ottobre del 1945 (fine della Seconda Guerra Mondiale), partendo dall’emigrazione della sua famiglia, boscaioli e falegnami, da Preone, paesino della Carnia, a Saracena, in Calabria, alle pendici della Sila. Qui il padre era giunto con moglie, sei figli e un fratello, per lavorare presso la segheria della “Rueping”, ditta tedesca che nel 1910 aveva ottenuto il diritto allo sfruttamento boschivo del territorio. Trascorsa l’infanzia serenamente fra lo scorrazzare nei boschi e i giochi con i fratelli, la sua vita prosegue con la dura esperienza di adolescente boscaiolo nell’immediato primo dopoguerra; il disagio e la fame della grande depressione degli anni Trenta; il ritorno al paese d’origine della famiglia anche a causa della mancanza di lavoro; l’arruolamento volontario in Cavalleria per sfuggire a un lavoro non amato e saltuario, ma anche per il desiderio di evadere dal piccolo mondo familiare; l’inizio delle ostilità della Seconda Guerra Mondiale e le campagne militari di Jugoslavia e Grecia con ricordi drammatici e, a volte, dolci; il trauma dell’armistizio e l’internamento in Germania, dopo un lungo viaggio in un carro bestiame, dapprima a Luckenwalde (M.-Stammlager III-A), a sud di Berlino, quindi a Spandau (M.-Stammlager III-D), a nord di Berlino; la tragica e disumanizzante vita del campo sopportata grazie ad un’unica incrollabile volontà: sopravvivere per far ritorno a casa dai propri cari.