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«Questo sputo, sullo stradario di Ravenna, era un orizzonte infinito di personaggi e avventure, un teatro dove crescere o perdersi, a seconda del destino o della semplice fortuna.»
Rigo e Pancho, dieci anni, due cuori, due biciclette e l’estate del 1978, passata nel cortile di un palazzone popolare in quel tratto di periferia ravennate fra il fiume Lama e la via che porta al mare. Le avventure di due piccoli centauri in un territorio denso di bambini, utilitarie scassate, garage traboccanti di attrezzi, bar con le radioline puntate su novantesimo minuto e campetti da calcio asfittici incastrati nell’asfalto. Un mondo in cui la Tramontana gela le ossa, Bruce Lee combatte in chiesa, Capitan Harlock cavalca draghi imbizzarriti e le storie d’amore s’inaugurano con i Bee Gees e un calcio negli stinchi.
Con una terribile squaw per sorella e un nonno partigiano che non ha ancora finito di combattere, Rigo si prepara a capire quanto possa essere difficile e meraviglioso diventare adulti.