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«Il 2015 era iniziato tragicamente con le stragi a Parigi, precedute da quelle in Canada e in Australia. Per non parlare di quello che stava succedendo in Nigeria e in altre parti del mondo. Ma ora il bersaglio e l’obiettivo più immediato era Milano.»
Affidarsi a Dio, al suo volere con la consapevolezza che nulla dipende dall’uomo se non la sua sottomissione a qualcosa di più grande. Expo è alle porte, mancano pochi giorni e i riflettori di tutto il mondo si accenderanno su Milano. Una città dai mille volti fatta di periferie crude, sporche, dove le bande di albanesi se la giocano con i nordafricani, dove i nomadi rubano l’anima dei passanti. Il sapore acre del sangue in gola, il calore che brucia di un colpo di pistola. Questo noir corre veloce, non dà tregua a nessuno: non c’è tempo per pensare, a niente, neppure alla paura. Le scene si consumano una nell’altra in un continuum verso un destino che deve compiersi. L’Esposizione universale rischia di essere un palcoscenico perfetto di una tragedia annunciata. Due vite che si scontrano: quella del commissario Ferrari e quella dell’assassino. Sullo sfondo due città simbolo: Milano e Istanbul. Il Bosforo a dividere due mondi, due culture. Tutto fa male: i fallimenti, i cambiamenti, l’odore della polvere da sparo che si mischia alle spezie. Ogni tassello ha un posto preciso, come un ingrediente da dosare con cura. Basta un attimo perché il domani abbia per sempre il sapore del terrore.