Ettore, il protagonista di “Pazienti Smarriti”, è un uomo maturo, imprenditore, realizzato nella vita professionale e gratificato in quella familiare. Come l’eroe omerico di cui porta il nome, ha sempre combattuto per difendere i valori in cui crede fermamente.
All’improvviso la Malattia gli piomba addosso stravolgendogli la vita.
Inizia per Ettore la battaglia più dura.
Nell’impari lotta, però, non è solo. Lo assistono e si prendono cura di lui, passo dopo passo fino al drammatico epilogo, le donne della sua vita: la moglie, le figlie e la sorella (io narrante). L’Esercito della Salvezza, come scherzosamente le definisce. Il suo esercito.
Le donne, accantonando vecchi rancori e incomprensioni, si coalizzano per la salvezza del loro uomo, opponendo alla spietatezza della malattia le ragioni dell’amore.
Nel romanzo la voce narrante mitiga la tragicità della situazione con la dolcezza del ricordo. Andando a ritroso nel passato, infatti, rievoca episodi di vita familiare dai quali emerge il profondo legame che unisce fratello e sorella. Sullo sfondo, la trasformazione della società italiana di quegli anni: il miracolo economico, il progresso sociale, il benessere, ma anche il lento dissolversi di tradizioni e costumi che soccombono all’avanzata della modernità.
La scrittura è volutamente digressiva, densa di flashback e intermezzi, ma scevra da toni patetici, anzi con pagine decisamente leggere e aneddoti divertenti. All’alternarsi di presente e passato sono da ricondurre i cambiamenti dei tempi verbali che segnano il passaggio da un brano all’altro.
L’autrice, inoltre, ricorre all’espediente onirico per narrare due episodi di malasanità, inenarrabili altrimenti. Uno di questi, lo smarrimento del paziente in ospedale, ha dato il titolo al romanzo.
Prefazione di Francesco Costa
Rassegna stampa
“L’autrice denuncia una malasanità basata sulla disattenzione verso il paziente più che sulle carenze strutturali. Ma, lungi dalle generalizzazioni, Pazienti smarriti è soprattutto un libro di sentimenti. Per Maria Rosaria Pugliese è possibile trovare una dimensione umana anche in un’asettica camera di ospedale.”
Angela Patrono – Bottega Scriptamanent
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