Emma Lou Morgan vive nell’Idaho e ritiene di avere soltanto un problema, che però la tormenta: è convinta che la sua pelle sia troppo nera. Nessuno riesce a consolarla e lei si sente sempre più emarginata. Non avendo nulla da perdere, a diciotto anni decide di lasciare la sua casa e parte alla ricerca di un mondo che l’accetti così com’è. Si iscrive all’Università della California, convinta di trovare un ambiente più tollerante e progredito, ma si accorge che anche in quel posto la sua pelle troppo nera è un buon motivo per escluderla dalle normali relazioni sociali. I “negri” cercano di rendere la loro pelle più simile a quella della classe dominante, i bianchi, e stanno quindi molto attenti a non mischiarsi con chi rischi di riprecipitarli nel colore che è sinonimo di povertà, ignoranza e subordinazione sociale. Emma Lou fugge allora a New York e alla fine del suo viaggio, dopo avere compreso a sue spese che il colore della sua pelle ha la stessa dignità di qualunque altro, verrà in contatto con la leggendaria comunità della Harlem Renaissance.
Oggetto di controversia quando apparve nel 1929, questo romanzo è stato il primo a parlare apertamente del razzismo serpeggiante tra i neri americani verso i membri della propria comunità.