Questo libro appartiene ad una tradizione altissima. Gargantua e Pantagruel, il Bertoldo di G. C. Croce, Teofilo Folengo, ma – giù per li rami – Petronio e Aristofane. Ogni poema cortese abbonda di libagioni. L’esame di piatti e pietanze è intercalato con dotte citazioni. Si passa da Marx a Vázquez Montalbán (autore, tra l’altro, di un libro di ricette), da Lorenzo il Magnifico al Cantico dei Cantici. E poi Casanova (altro topos della nostra concezione del mondo), e poi Cyrano, Camilleri (il commissario Montalbano, si sa, ama la buona cucina), Prezzolini, Marcoaldi, Tabucchi, la Blixen del Pranzo di Babette, immortalato in un celebre film, Bigiaretti, Lucarelli, ma anche i classici, Dostoevskij, Cechov, Flaubert, Maupassant, Neruda, gli italiani Dino Campana, Umberto, e tanti altri.