«E poi,» aggiunse lo sciamano, «laggiù è tutta un’altra vita. Splendidi boa gli fanno da amache, usano le tartarughe come scarpe e piccoli granchi come orologi da polso. Hanno tende di farfalle azzurre intrecciate con lucciole ed è tutto così bello che non trovo le parole per descriverlo.»
L’acqua, il vento, gli alberi e il cielo. Un mondo di erbe magiche, esseri mitici protettori degli animali, spiriti malvagi, anaconde e giaguari, cacciatori avidi e prosperi amori nella città incantata dei delfini rosa sul fondo del fiume. Un’ispirazione personale garbata e attenta, che si fonda sull’ascolto rispettoso delle storie narrate dalle popolazioni amazzoniche, intrise della visione indigena e meticcia, insieme schietta e animista, concreta e fantasiosa. Nella selva tutti gli esseri, animati e inanimati, sono uniti da una rete di incroci, equilibri e scambi. Anche l’uomo è parte di questo flusso molteplice, collettivo, profondo, che ignora le frontiere. Così una saggezza ancestrale ci avverte che quel che facciamo alla natura lo facciamo a noi stessi e ai nostri sogni.
a cura di Angela Colombo
H3. Rassegna stampa
“…una saggezza ancestrale ci avverte che quel che facciamo alla natura lo facciamo a noi stessi e ai nostri sogni.”
Città Nuova
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