“Per quanto si possa essere certi dell’ineluttabilità di un evento, nel momento in cui questo si verifica ci coglie comunque impreparati.”
20 luglio 1992 – Poco prima di pranzo Rossella Peyrolo esce da casa per andare a far la spesa e non vi fa più ritorno. Dopo averla cercata per le vie del paese, il marito si reca in commissariato per denunciare la scomparsa.
Considerato che la coppia ha un bambino di un anno e mezzo il commissario Marcato (responsabile della stazione di polizia) attiva immediatamente le ricerche che si protraggono per due settimane.
Si battono i boschi intorno al paese e viene scandagliato il lago, ma della donna non c’è traccia. Anche le successive indagini condotte dal commissario non portano a niente.
In paese molti ritengono che la donna si sia allontanata spontaneamente, lui però rifiuta quell’idea. È sicuro che le sia successo qualcosa. E così per diverso tempo continua una sua personale ricerca fino al giorno in cui si trova a dover ammettere a se stesso che cercare quella donna non ha più senso.
L’insuccesso è però vissuto dal commissario come un grande fallimento che lo segna e gli rimane dentro.
7 ottobre 2008 – Marcato, ormai in pensione, riceve un biglietto anonimo nel quale si afferma che Rossella Peyrolo non è morta. Il passato torna con tutto il suo peso a tormentarlo.
Consapevole di non avere i mezzi né le forze per affrontare questo nuovo scenario (è gravemente malato), si rivolge al commissario Lucio Bachis, colui che ha preso il suo posto nel commissariato al lago, confidando che si riesca a far luce su quella vicenda che dormiva da sedici anni.
