“Questo libro non l’ho scritto io. L’ha scritto un preside di liceo in pensione al quale avevo fregato il computer portatile nel reparto maternità del Borgo Trento, dove era andato a trovare una figlia che gli veva partorito il settimo nipotino. (…) Nel disco fisso del personal c’erano le mille seicento e ventiquattro – ripeto: mille seicento e ventiquattro – pagine di un romanzo che quello stava scrivendo e di cui non aveva fatto copia alcuna. (…) Quando ho organizzato lo scambio, era disperato e disposto a tutto pur di riavere il parto della sua fantasia. E io, eccezionalmente, non gli ho chiesto soldi ma una prestazione in natura. Ho preteso cioè, e ottenuto, che desse bella e acconcia forma letteraria alla vicenda del mio marginale ma comunque sanguinoso coinvolgimento nella storia del terrorismo in Italia.”
Un ladro e un’alcolizzata si trovano loro malgrado coinvolti nell’esecuzione, a Verona, di un progetto terroristico ordito da misteriosi servizi segreti e non molto dissimile da quelli che sconvolsero a loro tempo le città di Milano (piazza Fontana), Bologna (la stazione ferroviaria), Brescia (piazza della Loggia). Divenuti scomodi testimoni di un piano eversivo, rischiano di essere eliminati. Per non essere uccisi, decidono di ricorrere a un rimedio radicale: far fuori i mandanti che ora li perseguitano. Chi prevarrà nella sanguinosa competizione? Lo si saprà a conclusione di una serie di colpi di scena arricchiti dalla presenza di personaggi e situazioni grottesche.
