A cura di Stefano Serri
I tre testi teatrali, qui proposti per la prima volta al pubblico italiano, rappresentano un lato meno noto della produzione drammaturgica di Gide, confinata per lo più ai dialoghi filosofici o alle riscritture di miti classici o biblici.
Il tredicesimo albero, scritto nel 1935 su richiesta di Georges Pitoëff, è un breve e sarcastico scherzo in un atto. L’indagine sul presunto autore di un graffito osceno ai danni di una nobile famiglia si trasforma nell’occasione, tra provocazioni psicanalitiche e remore religiose, per mettere alla berlina il rigore morale borghese.
Farsa in tre atti scritta e rappresentata per la prima volta nel 1933, Le segrete del Vaticano è l’adattamento teatrale dell’omonimo romanzo del 1914. Fedele al testo originale, è un esempio della passione di Gide per la pratica teatrale, che lo porterà ad adattare Il processo di Kafka e a tradurre drammi come Amleto e Antonio e Cleopatra.
Robert, o Il Bene comune, pubblicato in volume solo nel 1949, porta in scena un duplice dramma: da un lato la lotta tra operai e industriali, dall’altro lo scontro tra padri e figli.
I suoi cinque atti, a lungo rielaborati dall’autore, sono uno dei più articolati contributi di Gide alla riflessione sul comunismo.