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«Eppure, sentivo che il mondo mi doveva qualcosa. Mi sembrava che la mia corsa non fosse mai realmente partita, che ciò che avevo vissuto fino a quel momento rappresentasse una specie di prova prima di entrare in scena.»
Un protagonista senza nome, una città ignota. Un ragazzo, di quelli che oggi si chiamano scoraggiati, alle prese con il terrificante mondo contemporaneo: assenza di lavoro e precarietà amorosa. Angosciato dall’inutilità dei suoi giorni, è preso dal vago proposito di dare forma alla negatività che lo circonda scrivendo un romanzo. Purtroppo per lui, si troverà a fare i conti con il fatto che tutti i modelli introiettati fino a quel momento risultano inadatti. I romanzieri hanno per la maggior parte narrato esistenze coese, avventure epiche, mentre la sua vita è un insieme di episodi sparsi e senza alcuna portata grandiosa, sia pure tragica – è piuttosto “una pagina di giornale piena di trafiletti l’uno indipendente dall’altro” o “un vortice di sporcizia stradale fatto mulinare dal vento”.
Nel mentre il personaggio si dissipa, in una malsana forma di cupio dissolvi, tra relazioni senza senso di un giorno e folli incontri con gente a cui sceglie di accompagnarsi unicamente per lenire la sua solitudine. Questo fino a quando ritroverà una vecchia amante a cui deciderà, secondo un sistema di valori completamente distorto, di “salvare la vita”, riuscendo solo a condurre tutto verso l’estremo tracollo. Storia minima è, nelle parole del prefatore, lo scrittore Franz Krauspenhaar, “un romanzo maturo, non di formazione, ma di coraggiosa accettazione del reale”.
Rassegna stampa
“…il sadismo di una società che vorrebbe incarnare il Bene, ma riesce a partorire solo dolore.”
Caratteri liberi
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“… la vita è una storia minima che non val la pena di mettere (anche) nero su bianco. E sarebbe così se a scriverla non fosse, appunto, Matteo Fais, deciso a giocare con questa materia luttuosa, a smontarne i seriosi allestimenti, gli schemi morali: tra digressioni filosofiche e trivialità disinvolte la sua opera è il requiem di un’Italia fallita. È come imbattersi in un boia che sfodera aneddoti di esecuzioni e riesce a far sorridere persino il condannato in attesa.”
Castedduonline
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“Il lettore si accosti con tenacia e coraggio alla volta di questo libro, la storia ha una sua dimensione tragica, ma non cupa, il protagonista è un anti-eroe, a fatica rialza la testa, sguaina una spada che sarà forse solamente una spada di latta, ma con quella contro tutto e tutti cocciutamente ha voluto provarci.”
rEvoluzione
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“Fais diventa, come tanti colleghi scrittori del suo tempo, un equilibrista che cerca di rimanere sul filo dell’inquietudine, per me con maestria e generosità, in piedi fino alla fine della corda tesa, nascondendo bene la paura che un funambolo non può permettersi…”
YAWP
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“Un romanzo dei nostri tempi, che racconta i rapporti fragili ed evanescenti della società neoliberista. Con un cinismo a volte esasperato che accompagna tutto il libro. Da leggere.”
Ilaria Bifarini
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“Il racconto procede con brandelli di pensiero e inquadrature sceniche grottesche, al limite dell’insignificanza dell’uomo, nel vagabondaggio sessuale che raramente può toccare le corde dell’amore in una complicità ignota.”
Pelagos
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“Non è sul perché di una storia minima che bisognerebbe interrogarsi, quanto piuttosto su cosa giustifichi l’esaltazione di tutti questi narratori che invece vorrebbero scrivere una storia universale. Chi accidenti si credono di essere?!”
Giustizia & Investigazione
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““MI SPIACE PER TE, MA SEI IL NUOVO MORAVIA”: SCAZZOTTATA VERBALE TRA DAVIDE BRULLO E MATTEO FAIS”
Pangea
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“Si badi bene, di minimo il libro non ha proprio nulla, se non il titolo. Anzi, il romanzo di Fais è fatto per far emozionare e riflettere sull’uomo, sulla sua condizione e sulla contemporaneità.”
Cultora
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