Nella Napoli dei nostri giorni si agita un’affollata galleria di personaggi di ogni età. Appunto: Senescenti, adolescenti e numerosi bipedi incongruenti. Tutti accomunati da passioni e idiosincrasie che li rendono singolari e intriganti.
A partire dal protagonista Viktor Karamazòff o’pizzaiuolo, monomaniaco quarantenne innamorato delle gelide steppe russe e del grande Dostoevskij. Accanto a lui l’adolescente leader dell’inqualificabile music band Le Brioche liceali, Federico Troisi detto Stop.
Ancora conosceremo le aspirazioni da manager musicale di Karamazòff e la sua momentanea attrazione per la russa Lara, le apocalittiche esibizioni delle Brioche, improbabili tassisti, eruditi professori, copywriter partenopo-milanesi, vegliardi manducanti, la Conventicola dei DDT – Devoti di Totò.
Scopriremo la magia delle pizze letterarie, la Scala di affidabilità Antonio de Curtis, assisteremo, complice la condivisione di Totò, alla capitolazione sentimentale di due irriducibili quarantenni. Ci confronteremo, infine, con un’altra idea, non più triste né patetica, della vecchiaia.
Il romanzo, pur inserendosi in una tradizione ben precisa, quella napoletana, da Eduardo a Totò (che qui è proprio, giustamente, un nume tutelare) trae dall’uso del linguaggio la sua accattivante originalità.
