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Dai volti di maestose biografie e ritratti minimi le grandezze e gli orrori del potere
Un viaggio lungo migliaia di anni, tra le origini della civiltà e il sangue del ’900, ricercando i volti dei protagonisti che hanno navigato i tempi dell’umanità. Immergersi nell’oscurità infinita e misteriosa dello sguardo attribuibile a Sargon di Akkad, in copertina, amplifica l’interesse ad associare la singola parabola umana alla sua specifica faccia. Tra le tante incerte o inesistenti, egli può rappresentare da così lontano tutte le teste che è indispensabile conoscere e ammirare per un’esatta raffigurazione della storia sentendola viva nella sua fisicità. Tratteggiando figure illustri, o apparentemente secondarie, non si intende riproporre una schematica anagrafe biografica, ma una lettura a quattro occhi per ricostruire essenziali dettagli di esperienza e rilevarne la grandezza complessiva. Quanto spiegherebbe più di mille descrizioni l’espressione angosciata di Cesare sul Rubicone? O di Copernico con la bozza tra le mani della sua esplosiva teoria? Chissà che vigore dal profilo paffuto e armigero di Giovanni dalle Bande nere o la fissità pseudomistica di Torquemada davanti un rogo umano! Sicuramente inimmaginabili il tragico volto di Crasso abbeverato d’oro fuso o il pallore sanguinario di Fredegonda. E ancora Solimano e la fine della “magnifica” onnipotenza alle porte di Vienna, i tratti garibaldini di Zizka, Ramesse II dall’oltretomba, il visionario e strategico Marshall. Sono comunque innumerevoli i personaggi senza volto della storia o dalle immagini inattendibili. Tuttavia non avere una riconoscibilità nella memoria collettiva non significa anonimato. Ciò vale per un semplice atto di valore, vittoria in battaglia o riforme che hanno mutato il corso degli eventi di cui però non si celebrano né si ricordano i protagonisti. Ecco il senso di una galleria di teste storiche, l’immedesimazione visiva verso chiunque abbia lasciato una traccia ben più profonda del ricordo delle generazioni.