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«Fu un istante. La morte fu dolce, quando avvolse l’orchestra nel suo abbraccio di acqua fredda e di musica. Fu un abbraccio affettuoso. Gli otto musicisti morirono tutti, in fretta, senza accorgersene, stringendo a sé i loro strumenti e cantando inni a Dio. La bellezza ha le ali. È qualcosa di angelico. La musica, la loro arte, non li aveva lasciati morire soffocati dall’acqua come gli altri passeggeri. Li aveva fatti morire volando.»
Un violoncellista dell’orchestra del Titanic. Una giovane americana, aspirante pittrice, negli anni Novanta del secolo scorso. Uno scrittore italiano contemporaneo, poco conosciuto, faticosamente alle prese con il suo nuovo romanzo. Un personaggio realmente esistito, uno di pura fantasia, e uno a metà tra la fantasia e la realtà. Cosa possono avere in comune? Molto. L’amore per l’arte, prima di tutto. E l’arte, presenza potente in ogni riga, diventa lentamente, pagina dopo pagina, la protagonista del romanzo. Tra le righe delle strane e avvincenti (o normalissime?) storie dei tre personaggi principali si può leggere una riflessione sulle opere d’arte e sul loro significato. Cosa sono, come nascono, come si costruiscono, a cosa servono… Ma il violoncellista, la pittrice e lo scrittore hanno in comune, ancor più dell’amore per l’arte, un incredibile e sorprendente filo condutture che li lega…
Probabilmente, però, il vero e indiscusso protagonista del romanzo è il Titanic. L’inaffondabile transatlantico che si inabissò durante il suo viaggio inaugurale nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912. Il Titanic, con la sua poesia, la sua leggenda, il suo mito…