A cura di Letizia Fusini
In Cina, dopo il crollo dell’impero Qing (1911), l’emancipazione femminile, grazie al teatro vernacolare (huaju) si impose all’attenzione con figure di donne indipendenti, tenaci ed eccentriche, lontane dalla femminilità mite, silenziosa e sottomessa esaltata dalla morale confuciana. Ispirandosi inizialmente alla Nora di Ibsen, dagli anni Venti gli scrittori si rivolsero al patrimonio letterario tradizionale per riesumare archetipi femminili considerati deprecabili e dar loro una nuova connotazione. Le donne ritratte nella trilogia qui presentata sono tre versioni di un modello di femminilità fuori dai ranghi. Suxin, Zifang e Jinlian agiscono ‘controcorrente’ e non esitano a esprimere il loro punto di vista perché sanno di avere ragione. Torna l’antica figura della pofu, ‘colei che schizza acqua da tutte le parti’. Ouyang Yuqian la riabilita in un modello di donna intelligente, che non tollera le ingiustizie (Suxin), che ragiona in base al principio di realtà (Zifang), che si spezza ma non si piega (Jinlian).